ALLA SCOPERTA DI MARIA MESSINA…
Negli ultimi anni la fama della grande
scrittrice,mistrettese per adozione,è aumentata.
La riscoperta della scrittrice
Maria Messina si deve all’opera di Leonardo Sciascia che nei primi anni
“Ottanta” la definì la “Mansfield siciliana”.
Le poche notizie che conosciamo
della scrittrice le dobbiamo alla nipote Anna, alla breve corrispondenza
con Giovanni Verga, al carteggio dell’editore Bemporad e a diverse
proiezioni autobiografiche nascoste nei suoi scritti.
La ricostruzione della sua vita
non è certo facilitata dal bombardamento su Pistoia nel 1944 che rase al
suolo la sua casa e i suoi archivi.
Maria Messina nacque il 14 marzo
del 1887 ad Alimena (PA) da Gaetano, maestro elementare e poi ispettore
scolastico, e da Gaetana Valenza Troina, esponente esponente di una
famiglia baronale originaria di Prizzi.
Non frequentò scuole, ma ricevette
un’istruzione domestica prima sotto la guida della madre e poi sotto
quella dell’unico fratello Salvatore, più grande di età che la incitò a
muovere i primi passi nel mondo letterario.
Il trasferimento di Maria Messina
da Palermo a Mistretta avvenne nell’estate del 1903 in una casa di Via
Paolo Insinga.
Mistretta è un paesino a metà
strada tra Palermo e Messina situato a poco più di mille metri sul
livello del mare, adagiato in un monte sovrastato dai ruderi di un
castello normanno dall’alto del quale lo sguardo spazia fino a vedere le
isole Eolie o a scorgere in pennacchio di fumo dell’Etna.
Maria Messina rimase a Mistretta
fino al 1909 ed è qui che scrisse gran parte delle sue opere e forse è
proprio qui che visse il periodo più bello della sua vita.
Nel 1919 la scrittrice e la sua
famiglia è costretta a spostarsi per via del lavoro del padre ad Ascoli
Piceno e dopo qualche anno ancora, sempre per lo stesso motivo, ad
Arezzo. Proprio per i suoi continui spostamenti la scrittrice si definì
“un povero uccello senza nido”.
Nel 1915 allo scoppio della
guerra, dopo un breve soggiorno a Trani dove il fratello era Procuratore
generale della Corte d’Appello, si trasferì a Napoli insieme alla madre.
Finita la guerra, rimasta sola con
la madre, data la morte del padre, volle tornare in Toscana.
E’ proprio in questo periodo che
si fanno vedere i primi sintomi della sclerosi a placche, malattia che
da questo momento tormenterà la scrittrice fino ad impedirgli di
scrivere affrettandone anche la morte avvenuta non certo in tarda età.
La malattia si aggravò nel 1924 a
Firenze (come lei stessa scrisse) , ma il caso più brutto avvenne nel
1926 a Capostrada (Pistoia) quando le sue gambe rifiutarono di
ripigliare forza.
La sclerosi a placche la portò
addirittura ad usare l’intero guadagno di “STORIA DI BUONI ZOCCOLI E DI
CATTIVE SCARPE”per sostenere le tante spese per la salute.
Ispirata dalla sua grave
situazione Maria scrisse “UN FIORE CHE NON FIORI’”dove si immedesimò nel
personaggio di Franca e nel romanzo “LE PAUSE DELLA VITA” scriveva così:
“La sua dolce giovinezza finiva così a poco a poco, come certe giornate
invernali in cui il mattino somiglia alla sera”.
La morte avvenne il primo gennaio
del 1944 nella località di Masiano.
Da sottolineare è la fede della
scrittrice che nonostante tutte le disgrazie subite la porta a dettare
prima della morte alla sua infermiera Vittoria Tagliaferro “I DONI DELLA
VITA”in cui racconta la sua esperienza di sofferenza fisica e
spirituale.
Maria Messina scrisse le seguenti
opere:
Novelle
Pettini fini e altre novelle,
Palermo, Sandron, 1909.
Piccoli gorghi,Palermo,Sandron,
1911
Le briciole del destino, Mlano,
Treves, 1918.
Il guinzaglio, Milano, Treves,
1921
Personcine, Milano, A.Vallardi,
1921
Ragazze siciliane, Firenze, Le
Monnier, 1921.
ROMANZI
La casa nel vicolo, Milano,
Treves, 1921
Alla deriva, Milano, Treves, 1920
Primavera senza sole, Napoli,
Giannini, 1920.
Un fiore che non fiorì, Milano,
Treves, 1923.
Le pause della vita, Milano,
Treves, 1926
L’amore negato, Milano, Ceschina,
1928
Si dedicò anche alla letteratura
per l’infanzia.
Ricordiamo in particolare:
Cenerella (1918) e Storia di buoni zoccoli e cattive scarpe(1926).
Importantissima nella vita della
scrittrice la corrispondenza con Giovanni Verga e con la poetessa Ada
Negri.
Il carteggio con Giovanni Verga
durò dal 1909 al 1919. Nelle lettere la timida scrittrice chiedeva al
“maestro”, come lei stessa lo definì, pareri sulle sue opere. Giovanni
Verga rispondeva sempre con complimenti lusinghieri e le parole del
grande scrittore che salutarono il timido esordio di Maria la “fecero
piangere di tenerezza”.
A Napoli, dove la Messina si
ammalò, la corrispondenza con Verga si fece sempre più rada fino a
cessare del tutto. Il silenzio dello scrittore fece sprofondare la
scrittrice in un grande dolore.
Ada Negri considerava Maria come
sorella più piccola e nella prefazione a “Le briciole del destino”
(1918) riconosce le capacità della Messina nell’intuire talvolta
misteriose profondità.
E’ nel 1980 che è tradotto per la
prima volta in un’altra lingua un romanzo di Maria Messina.
Se ne occupò l’Actes Sud di Arles
che tradusse “La casa nel vicolo” e successivamente altre 5 opere. Le
altre editorie che hanno tradotto opere di Maria sono: l’Alfileditions
di Parigi, la Die Arche di Amburgo, la Marlboro di Vermont e l’Oriente y
Mediterraneo di Guadarrama (Spagna).
Dopo tanti anni in cui la grande
Maria Messina è rimasta nel buio solo adesso si stanno scoprendo le sue
qualità e si sta dando il giusto tributo a una scrittrice che come pochi
altri, è riuscita a raccontare la vera essenza del “Verismo”. E quando
s’indicano come massimi esponenti del verismo Verga, Capuano e
Pirandello non si può assolutamente dimenticare il suo nome.
Solo oggi i suoi concittadini
mistrettesi stanno scoprendo di avere avuto fra le mani una grande
scrittrice e quindi molti di loro, soprattutto l’ “Associazione Centro
Storico” in Mistretta che ha creato un concorso letterario intitolato a
Maria Messina, stanno cercando di far conoscere la figura della
scrittrice il più possibile e di non farla cancellare insieme al tempo.
Mancuso Sebastiano
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